Avendo scoperto di essere senza skattekort, venerdì scorso sono uscito dal lavoro alle 2 e sono andato allo Skatt Øst, l’ufficio delle tasse della Norvegia dell’Est, in cui Oslo si trova.
A proposito, “Oslo” non si dice “Oslo”, ma “Uschlou”. Per una trascrizione foneticamente corretta, citofonare Marianna.
Sono uscito così presto perché il venerdì chiude alle 3. Mezz’oretta per arrivare. Alle 2 e mezza sono dentro. Pesco il biglietto, numero 443. Questa volta mi va peggio, perché il numero attuale era 397 o giù di lì.
Bene, mi rilasso, prendo il modulo apposito, bilingue, e lo compilo per benino al banchetto all’uopo preposto. Intanto i numeri viaggiano abbastanza. Dopo 3/4 minuti si è al 407, quindi facendo due rapidi conti, penso di uscirne vivo verso le 3 e mezza, forse le quattro.
Quando, all’improvviso, cosa ti vedo? Cosa potevo mai vedere?
(Parentesi)
L’ho già detto e lo ripeto, in Norvegia non è tutto perfetto come puo’ sembrare.
(Chiusa parentesi)
Guardo per terra e vedo un pezzo di carta. Sì, qualcuno ha gettato un pezzo di carta per terra. ‘Sti incivili. Guardo il tabellone. Siamo al 411. Prendo il biglietto per buttarlo. “Quattro” – “Uno” – “Cinque”. Naaaah.
Un biglietto per il mio sportello, circa 30 numeri prima del mio. Mi guardo un po’ in giro. Combatto per 10 nanosecondi con il pensiero che magari qualcuno l’ha perso. Vinco (solito italiano). In un altro minuto sono allo sportello e consegno il modulo alla gentile signora.
Un altro minuto per consegnare il modulo, ringraziare e arrivederci.
È tutto sempre così efficiente… fa quasi impressione… :-)