Blodprøve
Oggi siamo ritornati all’ospedale di Ullevål per un prelievo del sangue per Tamara. A parte che ormai fa sempre più fatica a camminare, è andato tutto bene. Tra l’altro, per arrivare all’ospedale si prende la T-bane fino a Forskningsparken (lo so anche pronunciare), poi la 17 o la 18 del Trykken, cioè del tram.
(È bellissimo vedere come i norvegesi promuovono l’utilizzo dei mezzi pubblici, che l’ho già detto, costano parecchio. Mettono dei poster o dei cartelloni in giro per la città e nei tram stessi. Di solito questi poster prendono in giro allegramente le automobili, diciamo che le sbeffeggiano, e dipingono il tram come un pupazzetto o come un giocattolo, amico dei bambini…)
Arrivati la’, tutti infagottati, con il passeggino e Andrea, abbiamo preso il bigliettino col numero 92. Il cartellone diceva 90. Il 91 è passato nell’indifferenza generale e siamo entrati.
Tamara si è seduta con l’infermiera, io ho appeso la mia giacca, tirato fuori le carte, levato il giubbottino ad Andrea e rilegato Andrea sul passeggino. Appena mi sono girato, la ragazza ha detto: “Finished”.
Dio bono, come? Tutta ‘sta fatica con le giacche, gia’ tutto finito? Se me lo diceva, non ce le toglievamo nemmeno…
Comunque, a parte gli aspetti folcloristici e l’efficienza svizzera, il laboratorio dei prelievi è una stanza di circa sei metri per cinque, con due persone che ci lavorano e c’è un silenzio bellissimo. Da noi ci sono 5 stanzini dei prelievi e 4 code di gente che sgomita per entrare prima. Va be’, non credetemi. Neanch’io so perché.
Pero’ so che il primo mese da che sono qui dicevo: “Va be’, è un caso, tutto funziona perfettamente”. Poi due mesi, poi tre. Non puo’ essere sempre un caso fortunato, no?
Alla fine del prelievo ho chiesto timidamente, da italiano abituato tra l’altro al Friuli mica alla Calabria: “Saranno pronti i risultati per il 10 marzo?”. Due settimane di tempo… Mi ha guardato come se avessi chiesto se domani mattina il sole sarebbe sorto. “Of course!”. Ah ok. “E devo ritirarli quando?” “Ma va, sciocchino… :-) li mandiamo direttamente noi all’ostetrica che vi segue”.
Sciocchino…
Eh, anch’io ero piacevolmente sorpresa dell’efficenza norske, da questo punto di vista sono ammirevoli. Curiosità: la maggior parte dei medici in norvegia non sono norvegesi ma danesi o svedesi. Infatti i norske non amano studiare medicina. Hanno anche loro carenza di infermieri e problemi di personale. Fonte ufficiale la mia amica norvegese Linda infermiera proprio ad Ulleval!Per spezzare una lancia a favore del sistema sanitario italiano posso dire che anche la mia Regione offre lo stesso tipo di servizio che ha avuto tua moglie ad Oslo. Ci sono “corsie preferenziali” per le future mamme con un servizio di connessione ostetrica-ginecologo- ecografia veramente efficente e snello che in meno di un’ora ti permette di usufruire di tutti questi servizi gratuitamente.Mumita