Primo impatto con lo stato norvegese



Oggi da bravo immigrato norvegese, mi sono recato al locale Politidistrikt, il distretto di polizia di Oslo, che in realtà è l’ufficio immigrazione della polizia, accompagnato da tale Tania della Camera di Commercio locale.

A parte la variegata umanità, proveniente da tutti i disparati angoli del pianeta, soprattutto Africa, da segnalare che dentro la stazione di polizia ci sono nell’ordine:

  • display con i numeri di sportello e ticket attuali (e va be’)
  • cabinato per le fotografie formato tessera (perché in Italia invece devi sempre andare a cercartelo quando serve?)
  • bagni per donne, uomini, handicappati e fasciatoio per i bambini (America!)

Dopo un’ora di coda (la perfezione, vivaddio, non esiste) per attendere il numero l’impiegata in 5 minuti mi ha consegnato un foglio dove c’è attestato che ora sono in possesso di regolare permesso di soggiorno. Con questo, è necessario andare all’ufficio – chiamiamolo – anagrafe (Folkregister). Andiamoci.

Per andarci, ho fatto la Flexikort, la “carta flessibile”, con cui si acquistano 8 viaggi di 1 ora con tutti i mezzi possibili, che qui significa tram, treni e autobus. Si timbra, e per un’ora si puo’ viaggiare dovunque e comunque. Quando l’ora scade, bisogna timbrare di nuovo, consumando una nuova corsa. Piccolo particolare: dopo le 19:00 bisogna sempre mostrare questo biglietto ed entrare dalla porta frontale vicino all’autista.

In 5-6 minuti siamo arrivati. Posto nuovo, sembra una piccola Ikea. Tania mi porge 2 moduli da compilare. Dopo qualche minuto, si avvicina una persona con una specie di giubbetto verde con il logo del fisco norvegese Skatteetaten. “Do you need help?”.

Italiani, sveglia! È venuta a chiederci se avevamo bisogno di aiuto a compilare i moduli… Sbaglio un modulo, lo rifaccio. Passa altro tempo. Un’altra impiegata viene lì. “Need help?”. Ditelo, allora, che siamo su un’altra galassia…

Consegniamo i moduli. L’impiegato, probabilmente indiano o pakistano, mi spiega (in inglese, neanche da dirlo) che sul foglio che la polizia mi ha dato manca un timbro e la data. ODDIO! “Questi adesso mi rimandano indietro alla polizia, dove farò un’altra ora di coda”.

Il pakistano chiama un filippino/giapponese che si stava allontanando. Si da il caso che il filippino sia un funzionario di polizia. Sparisce. Probabilmente telefona a qualcuno. Dopo 5 minuti, arriva con il foglio timbrato e firmato.

Usciamo. Parlando con questa Tania, scopro che lei è portoghese. Praticamente vengono qui da tutto il mondo. Chissà perché? (con espressione EnricoLucciesca).

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