La catena di S. Antonio delle sfighe



L’ultima volta dicevo che l’indomani mattina, martedì 16, saremmo partiti per l’Italia. Bene. Da quel momento abbiamo avuto una “serie di sfortunati eventi” davvero inusuale. Ecco un riassunto, o una “fredda cronaca”.

Il piano era prendere l’aereo da Oslo a Venezia (KLM) con scalo ad Amsterdam, per poi continuare in auto fino a casa. Semplicissimo. Abbiamo cercato di evitare Alitalia per non incorrere in rischio di cancellazioni, ancora molto frequenti.

La “carovana” viaggiante comprendeva 2 valigioni imbottiti per un totale di 25 Kg, 2 zaini pieni in spalla, 1 zainetto di Andrea, passeggino doppio pieno di roba e la gabbietta di Ercole con Ercole dentro. Potete immaginare l’estrema semplicità di muovere un cotale carico.

La mattina alle 7 e mezza prendiamo la metro fino a Jernbanetorget e poi il Flytoget fino all’aeroporto di Gardermoen. Fin qui, tutto ok.

Il volo KLM partiva alle 9:50. Alle 9:45 ancora niente imbarco. Tempo da lupi ovviamente, neve e ghiaccio sulla pista. Alle 9:50 la partenza viene spostata alle 10:10. Poi 10:30. Approfittiamo per bagno, spuntino, … I bimbi nel frattempo piangono, ridono, scherzano, urlano, … Nuova partenza 11:00. Poi 11:30. Quasi due ore di ritardo in partenza. Il volo collegato, KLM da Amsterdam a Venezia, previsto per le 14:40 sembra a questo punto in pericolo, ma ce la possiamo ancora fare.

Siamo in volo finalmente. Dopo 1 ora e mezza di volo, a mezz’ora circa dalla destinazione finale, un lugubre messaggio del capitano avvisa che stiamo “girando in tondo” aspettando istruzioni da Amsterdam, in quanto il tempo là è proibitivo: ghiaccio e nebbia, visibilità prossima allo zero. Probabilmente l’aereo, anche a causa di un guasto tecnico annunciato, non era perfettamente attrezzato per il volo strumentale. Quindi aspettiamo e girotondiamo.

Altro messaggio. Nessun miglioramento meteo, siamo costretti ad atterrare a Brussels. Disperazione in cabina. Il volo collegato a questo punto è irrimediabilmente perso. O no? Il comandante annuncia che fra 20 minuti è previsto l’atterraggio a Brussels. Mmh. 20 minuti alla media di 500 km/h, fanno circa 150 km. Quanto ci puo’ volere poi da Brussels ad Amsterdam, poniamo in autobus? Facciamo una media di 50 km/h. Circa 3 ore. Un suicidio.

L’ora e mezza successiva la passiamo in attesa sull’aereo fermo, aspettando istruzioni a Brussels. Ci spiegano che saremo “imbarcati” su un autobus (…) per Amsterdam, da dove potremo continuare, con comode rate, il nostro viaggio. Gli assistenti scappano via con tutti gli altri viaggiatori prima che noi si riesca a riaprire il passeggino, avere ragione degli zaini e sistemare bimbi e gatti al loro posto. Perdiamo di vista tutti quanti. Non sappiamo come procedere.

Stringo. Quando tutti ormai sono sull’autobus, pronti al calvario, mi dirigo verso la biglietteria KLM/Air France (sono circa le 16), e chiarisco la mia filosofia sul futuro: “Non posso prendere l’autobus per nessun motivo”. La tipa, senza scomporsi: “So… what can I do for you?”. “What’s the first connecting flight from Brussels to Venice?”.

L’ho buttata lì, ormai disperato. “Ci sarebbe un volo per Venezia con la nostra compagnia partner Alitalia… Devo pensarci? No! Accettato. “Devo pagare qualcosa per questo?”. “No, le facciamo il cambio dei biglietti”.

Fantastico. Pero’ si fa scalo a Roma Fiumicino. Rifacciamo il check-in. Dobbiamo far smontare i bambini dal passeggino, togliere giubbotti, zaini. Piegare il passeggino. Passiamo il metal detector. E sto str***o che fa? Suona ovviamente. Perquisizione completa, mia e di Andrea. A Tamara fanno togliere anche gli stivali. Quando, a 5 minuti dalla partenza dell’aereo, ci ridanno tutto, dobbiamo correre per raggiungere il gate per l’imbarco.

Quando saliamo sull’aereo i bambini sono esausti. Ercole per fortuna rimane in silenzio. Temiamo sia morto nel frattempo. No, tutto ok. Bene.

1 ora di volo e siamo a Roma. Chiedo del passeggino, che avevo imbarcato sull’aereo. Non c’è. Sarà recapitato a Venezia. Strano, ma va bene. Avevamo 1 ora di tempo per il volo collegato, ma siccome da Roma siamo partiti 20 minuti dopo, abbiamo poco tempo. E, guarda caso, il gate per Venezia è da tutt’altra parte del terminal.
Cerco di correre con Andrea, 2 zaini ed Ercole, ma è impossibile. Riusciamo ad arrivare all’aereo tipo 2 minuti prima della partenza, sudati come mufloni.

Andrea pero’ si rifiuta di salire. Il comandante lo prende in braccio e gli mostra la cabina di pilotaggio! Andrea impazzisce. Lucine, leve e interruttori dappertutto. Si distrae un po’ per fortuna. Il comandante poi lo accompagna a sedersi con noi.

Stringo ancora. Arriviamo finalmente a Venezia. Sono le 22:45. Andiamo alla consegna bagagli. Il nastro gira, ma la consegna sembra già finita. Dei nostri bagagli non c’è neanche l’ombra. Nessun bagaglio. Due valigioni pieni e il passeggino sono smaterializzati, come in Star Trek.

Una signora urla al vuoto se a qualcuno manca bagaglio da Roma. Non aveva tessera identificativa. Penso sia rivolta a un gruppo di ragazzi provenienti da Kiev, che stanno ancora lì trafficando con i loro bagagli. Probabilmente manca qualcosa.

La signora sparisce. Mi viene il dubbio. Vado a ripescarla proprio mentre sta sparendo dietro il cancello di uscita. Le urlo dietro. La signora mi sente. Fa finta di niente e se ne va.

Mentre Tamara, Andrea e Giulia vanno a salutare i nonni, io resto. Mi metto in coda per la denuncia dei bagagli smarriti. Davanti a me, un operatore della RAI, anche lui da Roma. Anche lui ha perso parte del bagaglio.

Un’ora dopo, sono fuori, senza nessun bagaglio e senza passeggino. Partiamo in macchina, siamo stanchissimi. Giulia comincia a strillare perché ha fame. Ci dobbiamo fermare. Verso le due di notte siamo finalmente a casa, stremati. I bimbi non dormiranno molto bene.

E’ finita? Ovviamente no…

Mattina dopo. Andrea si sveglia pimpante. Noi siamo ancora in coma profondo. Prima che mi renda conto di cosa succede, Andrea mi pianta una macchinina di metallo nell’occhio sinistro. Il dolore è fortissimo. Per qualche ora non riesco ad aprire gli occhi. Poi si calma, ma ogni volta che sbatto le palpebre, ho un dolore fastidiosissimo.

Il giorno dopo vado dal medico curante, che mi manda al pronto soccorso con una visita d’urgenza. Il pronto soccordo mi manda in oculistica. Aspetto quasi 3 ore. Urgentissimo, eh? Il dolore è persistente. L’occhio mi lacrima in continuazione. Nessuno sembra farci molto caso.

Finalmente arriva il mio turno. La dottoressa, Flavia Miani dell’ospedale di Udine, mi sbeffeggia: “Ha resistito, eh?” Fantastico. Mossi a compassione, mi danno qualche goccia di anestetico. Finalmente il dolore magicamente sparisce. Un sollievo che è difficile spiegare. Risultato: una lesione corneale. Bendaggi e pomata antibiotica per 3/4 giorni e tutto andrà a posto. Speriamo.

Nel frattempo… I bagagli sono stati ritrovati!! Esultiamo, ma è troppo presto. Il manubrio del passeggino è spaccato. Il passeggino è quasi inutilizzabile. Il corriere scarica tutto sulla SAV, la SAV scarica su Alitalia. Alitalia accusa il corriere. Il circolo è completo. E l’utente è insoddisfatto. La denuncia è in corso di preparazione. :)

Ancora non è finita. Il giorno dopo ancora, andiamo dai nonni di Portogruaro e Andrea mette la mano sinistra sul caminetto di ghisa. Scottatura!!!
Il giorno dopo ancora, ci ritroviamo tutti con influenza, tosse, catarro e moccoli da chilo.

Sarà mai finita? Per essere una vacanza, direi che è la peggiore mai fatta.
Spero che almeno imprimendo tutte queste sfighe sul blog, la catena si fermi. Speriamo…

Comments

  1. tranquillo che ci ho pensato io, ma ci vorranno sette ore di preparativi che vi toglieranno la “sfiga” che non è sfiga ma un’altra cosa, e poi verrà babbo natale a risollevare i cuori con regaloni mai visti….vedere per credere!!antonietta

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  2. mamma mia che agonia!!!!!La cosa importante è guarire bene, incazzarsi come dei tapiri con l’Alitalia e resistere alla tentazione di buttarsi giù!Vi vogliamo bene (nonostante l’odore di sfigo-zolfo che vi circonda… ma ci armeremo di corone d’aglio anti-sfiga) e non vediamo l’ora di vedervi.

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  3. Dai, che se ci vediamo per mangiare una pizza faccio prima una perlustrazione del locale per andare sul sicuro :-)Tanti auguri alla famiglia nonni compresi.

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  4. I nonni ringraziano raddoppiando per il nuovo anno: TANTA FELICITA’ E SERENITA’ A TUTTI E BUONA SALUTE PER IL 2009

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